Di Rembrandt e dei Pirenei
- Cycling Chronicles
- Jul 24, 2019
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Esistono tappe di montagna che offrono lo spettacolo migliore in pianura. All'inizio. Quando sei in ufficio e non le vedi. Esistono scenari pirenaici che letteralmente mozzano il fiato. Nel senso che le guardi e l'enfisema è inevitabile. Bagnères-de-Bigorre è un traguardo che stimola l'immaginazione. È la sublimazione del paradosso di un nome che evoca farmaci antidiarroici e che accoglie i corridori dopo una tappa dall'andamento lassativo. Un traguardo che richiama miti e leggende. Antichi, come quello di Fernand Pressappóc, eroe di Francia passato alla storia come "Le Grand Banal". Lo commemora la stele che ne ricorda il sacrificio: fu linciato dalla folla dopo aver asserito, primo nella storia:"che ce ne fotte del percorso, la corsa la fanno i corridori". Moderni, come il rivoluzionario Rohan Dennis, che per sottrarsi alla complicità nello strazio di giornata si ribella all'ammiraglia e si dà alla macchia travestito da Rasmussen. Bagnerès-de-Bigorre è come un quadro di Rembrandt dopo che qualcuno ci ha cagato sopra. I vincitori si confondono con gli sconfitti, le sfumature di sudore si assorbono. Restano la strada, la tela. E la merda. I cinquantallora della prima ora è il segno che più si va forte, prima si finisce. La manovra del gemello d'Albione che pugnala il compagno Trentin è il segno che la pietà scompare quando la strada sale e la uallera scende:"o vinco o muoio (nel senso che se faccio terzo Matteo sul bus mi incula col sale)". Bagnerés-de-Bigorre è la tappa degli "sciacquoni", i tratti in contropendenza così efficacemente tratteggiati da uno dei più grandi giallisti moderni nel celeberrimo ciclo di avventure de "Il commissario Saligari". Giustappunto sugli sciacquoni, che fortificano nella nostra mente la convinzione d'una giornata a tema, il bandido Amador forza il ritmo per la classifica a squadre. Si racconta che Pedrero e Carretero, "gli eroi d'Italia" siano morti assistendovi in diretta. Dalle risate. Bagnères-de-Bigorre è il teatro d'un triello leoniano. Quando i revolver cessano di dar fiato alle canne fumanti, l'unico in piedi è Simon. Ha stroncato la concorrenza austro-iberica e un sorriso che è una smorfia di fatica e dolore cela la gaiezza d'un deretano inviolato. Arriva Trentin, e i propositi sodomitici sono riposti insieme col garibaldi d'una tappa che era assieme sangue, speranza e merda. Soprattutto merda. È questo Bagnère-de-Bigorres.
Joseph Campoló, mieux connu sous le nom de Premier
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